La C R O N O L O G I A
1452 – Anno in cui l’ultimo papa umanista Nicolò V incoronava l’ultimo rappresentante imperiale della tradizione romana, sotto i cieli della Toscana, il 15 aprile alle ore tre di notte nasceva a Vinci paesino prossimo a Firenze il figlio naturale del notaio Ser Piero, di Antonio da Vinci e di Caterina in Vinci, una contadina. Il padre andava poi sposo a d ‘Albiera di Giovanni Amadori, di 16 anni. Ipotizziamo quindi questo essere il suo tempo, gli anni della Pubertà e dell’Infanzia di un bimbo immerso ed avvolto nella piena natura, di quel paese toscano, che gli è stata grandemente maestra da sollecitare tutte le sue intraprendenze e curiosità innate nel dare slancio creativo e da fargli metter le Ali e lo slancio dell’acume pungente d’arietino che si manifesta con tale indole quale noto archetipo dei nati appunto sotto questa stella che è d’essere guidati da Marte, la rossa sfera del ferro e delle armi, ordigni idonei per ogni sfida o ariete antico noto apparecchio-macchinario messo in campo ad ogni battaglia . Ma se ciò così marziale e incline poi alla sfera o ruota altisonante della Tecnologia che sposa di fatto l’arte più eclettica di autodidatta anche se ciò sarà la meccanica che ora ancora prematura , enigma non senza una ispirazione maestra? O invece ci fu una guida affettiva, quello zio che di certo lo alimentò e incoraggiò, osservando la sua indole e l’abile vergine mano realizzare e comporre cose fedeli alla incoraggiò, sotto questa luce per quanto il suo occhio, così magnificamente vedeva e memorizzava nel disegno d’autodidatta. Il fattore prioritario che distingue e avvolge con un altro mistero da chi abbia preso esempio o imparato da essere precocissimo di fatto designer, che raccoglie, fotografa solerte ogni dettaglio, perché attentissimo alla Maestà della Natura della sua circostante familiare, selva e rive e sorgenti della campagna toscana , soprattutto capace di rendere di fatto quanto mai perfettamente fedele al vero. Dato singolare della sua osservazione,che nuda e cruda , della realtà diretta, che poi arriverà a svelare con i suoi studi futuri ottici , vari scritti in merito e quei disegni , da secoli bene anticiparono la camera oscura e lo stesso cannocchiale . Sono anche i Disegni inconfutabili della sua maturità scientifica quando fu poi a Roma e che solo dopo secoli , meglio scopriremo aperti a queste nostre comuni strumentazioni, cose diaboliche o infrenali magie per gli occhi del suo tempo , quel patrimonio svelato solo dopo secoli e che illustrerà la gamma di macchine straordinarie e ciò che il suo occhio lungimirante metterà a fuoco e concerterà indagini sulle stessi Lenti e come procedere alla fabbricazione e lucidatura delle lenti e quindi esplorando quel campo dell’Ottica(l’Ossea – Osservazione e copia della realtà). che i suoi compagni d’arte, non hanno mancato di specificare e testimoniare le applicazioni sino all’Astronomia (il Fanti)anch’essa cara all’indagini siderali del Vinci. Incredibili sono le strumentazioni, progettate che da secoli si vogliono imitare e decifrare ,sino a sconfinare tale fecondità di disegni e macchina e o meglio apparecchi a cose diaboliche o infernali magie per gli occhi del suo tempo , quel patrimonio svelato solo dopo secoli e che illustrerà la gamma di macchine straordinarie e ciò che il suo occhio lungimirante metterà a fuoco e concerterà indagini sulle stessi Lenti e come procedere alla fabbricazione e lucidatura delle lenti e quindi esplorando quel campo dell’Ottica(l’Ossea – Osservazione e copia della realtà). che i suoi compagni d’arte, non hanno mancato di specificare e testimoniare le applicazioni sino all’Astronomia (il Fanti)anch’essa cara all’indagini siderali del Vinci.
1466 – E’ l’età giusta del quattordicenne che compiuti gli studi dell’Abaco alla Matematica essenziale così seguito dagli Zii o da ospiti autorevoli , che lo hanno incoraggiato e nutrito di nuove fonti di studio. Leggendaria è la sua realizzazione della rotella o scudo the crest in rilievo e forme e colori, da apparire allora in tutta la sua orrenda mostruosità plastica(vedi illustrazione )primo esempio del suo dilettarsi e configurare con più corpi, creature reali e composizioni fantastiche , a tal punto da stupire grazie agli effetti e studiati giochi di luce , quelli così ingannevoli ala vista da sorprendere e spaventare l’osservatore, come alla vista di un essere fantastico o scatenare tale maraviglia zoologica. Ingegno che si manifesterà in futuro quando si dedicherà alle scenografie nella futura corte di Milano. Sarà il Padre sorpreso dalla sua prolificità a disegnare, plasmare forme di creta così perfette e realistiche, che lo porterà il Padre Notaio segretamente orgoglioso del rampollo , in città a Firenze presentandolo alla scuola d’Arte più nota di allora e che lo sottoporrà al giudizio del suo amico il Maestro Andra del Verrocchio , nella sua famosa bottega d’arte fiorentina culla di pittori, apprendisti scultori ed orafi e fonditori. La risposta sarà invece sorprendente per quanto sottoposto all’occhio del maestro, che riconosce subito nei disegni di Leonardo un indiscutibile talento per l’Arte per cui entra al volo , nella sua officina ad iniziare l’apprendistato in uso allora sia attorniato da altri giovanissimi talenti con cui condividerà esperienze e traversie ,tutti nomi che porteranno prestigi alla storia dell’arte.
1468 – Anno in cui il maestro Verrocchio dipinse il Battesimo di Cristo, su ordine dei frati del convento di San Salvi. A Leonardo il Verrocchio gli affida di dipingere uno degli Angioli. Quello di sinistra come riferisce Francesco Albertini nel suo Memoriale(1510). Questa mano dell’allievo porta in evidenza la sua perfezione e virtù pittorica. Risalta così l’uso sapientissimo delle ombre e luci, le forme del panneggio che annunciano la sua singolare tecnica innovativa , che splenderà nelle opere migliori come inequivocabile firma. Curiosità e quindi nuova ammirazione per questa tecnica, in cui lo splendore dei colori appare insolita e che ci ricorda che la pittura ad olio venne portata a Firenze dal fiammingo Ruggero Van der Weyden, che aveva sostato a Firenze, prima di andare nel 1450 a Roma per il Giubileo. La tecnica del lucente fluido oleo pittorico dovuto al fiammingo che lo aveva poi rivelato ad Antonello da Messina “ Coloribus oleo miscendis splendorem et perpetuitatem primus italicae picturae contulit “ dice l’epigrafe tombale , e che Leonardo ne ha tratto nelle sue investigazioni preziosi vantaggi nelle sue ostinate sperimentazioni purtroppo non tutte sopravvissute. Alcune opere del primo periodo ora scomparse, come il cartone d’arazzo della Tentazione di Adamo ed Eva o del Paradiso per il Re del Portogallo e quello della Medusa che era in possesso del Duca Cosimo.
L’attuale Medusa negli Uffizi è solo una copia di quell’orribile opera vinciana. La testa mozzata , la bocca aperta da cui esce un mortale fumoso alito ,il groviglio dei serpi che fa da capigliatura attorcente furioso impianto d’animali immondi . L’Occhio spasmodicamente sbarrato…induce stupore raggelante che si anima con il potere dell’ossessione che fa presa da incubo orrido e letale in chiunque sia suggestionabile dell’Humor nero del brivido e dall’orrore affascinatore che suscitano simili icone dell’orrido.
1472 – Il giovane artista entra a far parte della compagnia o meglio allora denominata Corporazione fiorentina dei pittori di San Luca. Da questo momento inizia la sua singolare indipendenza economica e professionale avventura ,ma sono gli anni anche di un autonomia e forse proprio allora avvengono quei misteriosi per i suoi viaggi, sconfinamenti e vagabondaggi e sue singolari esplorazioni e investigazioni. Si racconta che dedica così giornate intere a vagare per le vie della città e compagne per cogliere ispirazione e riprodurre un vasto numero di disegni, paesaggi ed ogni tratto che esca dal normale fisionomico su cui si soffermerà che fisserà sulla carta l’inizio della sua raccolta o personale archivio. Disegni purtroppo andati smarriti, salvo quello famoso della vallata sull’Arno.
1473 – Veduta di paesaggio sulla vallata dell’Arno. Il disegno è datato e si trova alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Nell’annotazione Leonardo fa uso della mano sinistra. Che è il suo singolare modo di scrivere. Un sistema di scrittura speculare da destra a sinistra, perché macino o anomalia fisica ,oltre che dalla vista acutissima , essere così ideatore di un bizzarria segreta per non permettere una facile la lettura dei suoi arcani contenuti ,anche a imitazione d’una sua scoperta legata a manoscritti arabi-orientali ?.
Come poteva un fiorentino con tanto di sede ed ambasciata della Mezzaluna, ignorare i traffici con il fascinoso Oriente ? E che non pecca questa ipotesi o fantastico sospetto d’influenze di menti straniere perché troppe cose ci sono per altri suoi codici e note a margine che ci dimostra di essere allora bene informato. La sua padronanza perfetta della mano sinistra(Aristea in greco) a disegnare che stupirà i suoi contemporanei, e che quando sarà a Milano, l’abate Pacioli decanterà nella comune dedizione dell’arte e della scienza delle lettere : Quella ineffabile senistra mani a tutte le virtù matematiche accomodatissima- scriversi sempre ala rovescia o mancina che non si posson leggere se non con lo specchio, ovvero guardando la carta dal suo rovescio contro la luce, come so s’intendi senz’altro dica e fa il nostro Leonardo da Vinci . Poi seguono opere e interessi di altra natura documentati proprio lungo questo periodo, le due Annunciazioni. Non si esclude che siano mano dei suoi compagni come Lorenzo Credi (Louvre). L’altra opera alla Galleria degli Uffizi , ricalca i fregi del Verrocchio per la tomba dei Medici. La Vergine che regge il leggio. L’angelo che porge il Giglio…da allegoria o cosa altro ? Le vesti e pieghe del panneggio balenano di sapienti luci. E particolari del Giglio, dimostrano l’ulteriore maestria floreale del maestro. Il simbolo della purezza verginale , che nasconde significazioni care da sommarsi a tutte le altre sue Opere successive , che glorificano sempre accuratamente la flora e fauna (Ginevra/ Ginepro, Galla – Gallerani –Ermellino ecc. d’altre opere) Il Giglio- Lilio o Lys (francese) in greco, il Leone …Lion ! Ma anche simbolo di Firenze Leonardo .
(inserire l’immagine dell’Angelo e Vergine) .
1476 – Nel mese di aprile un evento macchinato subdolamente si rivela con la Lettera anonima ,imbucata nel Tamburo di Palazzo Vecchio. L’accusa e che Leonardo frequenta omosessuali come l’apprendista Jacopo Salterelli, di 17 anni, già noto nell’ambiente fiorentino per queste sue inclinazioni. Leonardo e allora con la sua compagnia è coinvolto. L’accusa reiterata però cade in mancanza di prove. Nelle sue memorie questo arresto e i giorni in prigione lasceranno un tristissimo segno indelebile e ogni futuro interesse e analisi e riferimento all’eros, all’atto sessuale apparirà considerato così menomato della bellezza e della passione , ma visto solo dal punto di vista scientifico che poi nelle sue anatomie realizzerà sorprendenti tavole e parti anatomiche di grande effetto e dettaglio nel cogliere al volo la realtà, bella o brutta che fosse. Tutto comprova la sua abilità ad analizzare le cose dal di dentro e fuori anatomicamente ,poi giungendo a formulare o meglio idealizzare quell’immagine universale nota – dell’Uomo secondo un nuovo Canone Aureo. Delle cui cifre enumerali ancora si può individuare quale relazione esista tra il raggio e il diametro del cerchio perfetto entro è posto l’Uomo e il famoso PHI greco, e l’AUREO, sino a PHItagora. L’immagine che ha preso il Volo o meglio il sopravvento, custodita nella città del Leone Alato! Immagine appunto a cui abbiamo dato le Ali dell’Angelo per l’Elevazione – Ipsoma(in greco)da Pentagramma o Quintessenza delle Sfere scala di Archetipi e Gamma di Enunciati Futuri che hanno l’acrostico di MORTE . Tempo per riflettere cosa dal 1980, è stato scritto.
1477 – Ci informa il Vasari che all’epoca Leonardo si dedicava a fare il modellatore e scultore nel suo perfezionamento e raccoglimento se modellava teste in creta di fanciulle che ridono e di bimbi, da superare il più scaltrito statuario- Lomazzo afferma di possedere una Testa di Gesù Fanciullo(in terra cotta) ed un cavallo in rilievo in plastica poi posseduto da Pompeo Leoni., che ne è data notizia dal Lomazzo nel suo trattato dell’Arte della Pittura, a comprova come viene detto pure nel Trattato della Pittura di Leonardo che bene ricorda artisti come Luca della Robbia ed l’ispirazione dal Verrocchio.
1478 – 24 Aprile matura il sacrilego complotto contro i Medici ad opera dei congiuratori(I Pazzi)in Santa Maria del Fiore. Lorenzo scampa miracolosamente rifugiandosi nella sagrestia. Leonardo era forse presente alla tragica uccisione del giovane Giuliano. IL Verrocchio aveva appena portato a termine i due busti di terracotta dei due Medici. I congiurati e malfattori arrestati subirono subito la punizione e immediatamente giustiziati. E le immagini degli assassini vennero esposte sui muri di Palazzo Vecchio. Usanza di allora , raccontano le cronache. Da Costantinopoli l’ultimo contumace, fu prontamente dal Gran Turco, amico dei Medici riconsegnò quel tale Bernardo Bandino Baroncelli e quindi impiccato il 29 dicembre 1479. Leonardo con grande perizia lo ritrae in un suo foglio, con il corpo pendolante dalla loggia, il nero cadavere impiccato con tutti dettagli del vestiario, stoffa e colore. Il pittore di angeli e madonne, maestro dell’ineffabile segreti dell’anima passa così al tragico ed alla vivisezione dei cadaveri, quella stessa mano mancina e sinistra affonda non i pennelli ma i bisturi su corpi di animali e umani …nell’avidità di vedere realisticamente ed affinando la sua indagine e le impellenti sue curiosità scientifiche se porta alla luce i più razionali e fedeli tratti che bene compongono le sue eloquenti immagini.
1476-1480 – Tempo della Madonna con il Garofano. La Vergine seduta tra due bifore mentre regge tra le lunghe dita un garofano, che il Bimbo ignudo cerca di afferrare con entrambi le mani. Nello sfondo il solito paesaggio con una vista, un panorama che a distanza mostra una catena aguzza e le montagne intrise di vago chiarore. Vette non frutto dell’immaginazione , piuttosto di vividi ricordi che Leonardo ha delle sue arrampicate ( 1490) montane escursioni, che poi farà nel Nord Italia(Gallia Cisalpina, Castello di Masino )sino sul Momboso (il Monte Rosa Valle d’Aosta )con autorevoli compagni come il veneziano cardinale letterato Pietro Bembo e che narra nei suoi scritti, sul Mongibello(Etna.) Questi excursus o viaggi sono ancora sono avvolti o le descrizioni andate perse, preziosi appunti, come di altre sue avventure e viaggi navali.
1478 – Tempo di Madonne come quella Madonna del Gatto , secondo le stesse annotazioni di Leonardo “ incomincia le due Vergini Marie…” non esclusi altri smarriti numerosi disegni. Sono studi e schizzi particolari oggi al British Museum di Londra. Esiste l’abbozzo invece agli Uffizi di Firenze ed al Louvre. I critici vanno a nozze con i loro ridondanti giudizi che fanno rima con gli Uffizi. Ma se questi quadri siano stati realizzati, rimane un mistero. Nel XX secolo si è ritrovata l’altra madonna, la perduta Madonna di Benois, che dimorato all’est (Pietroburgo ) per poi ritornare stabilmente in Francia. Altra Madonna del periodo è la Madonna della Caraffa. Intense produzioni femminili che alcuni vedono quale nostalgia per la madre (Caterina). Che viene descritta dal Vasari che l’ha ammirata per la bravura degli effetti “ fra le altre cose che v’erano fatte, Leonardo contraffece una caraffa piena d’acqua con alcuni fiori dentro, dove oltre la maraviglia della vivezza, aveva imitata la rugiada dell’acqua sopra, sì ch’ella pareva più viva che la vivezza “ ma di questa tela si è perduta ogni traccia. Capolavori che quindi sfuggono al giudizio dei posteri, che lasciano un vuoto che forse bisogna colmare anche con un ardito volo di Pindaro. E questo excursus è possibile solo rileggendo i fogli che Leonardo ci ha lasciato incompiuti ,tale era la sua incostante abitudine…che ci costringe a scavare su una sua fuga o viaggio che si preferisce lasciare tra le braccia di Morfeo. Secondo la menzione che nulla è impossibile, detta da Leonardo, ecco la teoria dell’impossibile che porta una luce, la luce che viene dall’Oriente come insegna il mito.
Tra tanti eventi che oscurano le vicissitudini leonardesche come l ’opera di San Girolamo con il Leone, l’uomo solo nel deserto, allegoria e noto modello di molti pittori contemporanei (Durer),anch’essa rimasta incompiuta . E sia altro ordine, grazie a suo padre destinata all’altare della cappella San Bernardo nel Palazzo Vecchio, sede del Governo. Il Maestro fa un primo abbozzo del quadro che poi non termina nonostante il buon anticipo. Enigmi di una vita costellata da troppi interessi a discapito della Pittura stessa se almeno quasi a pareggiare con i fiamminghi in auge invece dipinge per Bernardo Bembo, il ritratto di Ginevra de’ Benci.
1481 – Sempre grazie a suo padre che Leonardo a marzo accetta l’ordine di una Pala d’altare di grande formato ,soggetto un’Adorazione per San Donato in Scopeto, chiesa-convento alle porte di Firenze , risulterà opera incompiuta come quella di San Girolamo. Nessuno storicamente ha capito o spiegato queste interruzioni o cosa ha cambiato l’ago della bussola per altre esplorazioni indifferente ai compensi ed alle richieste coatte, che ha sempre snobbato. Ostinato verso una ricerca e fisso ala luce di una stella che pure in un suo disegno composto mentre si irradia dalla stessa bussola. Ulteriore impulso da navigatore che vuole esplorare gli oceani mentre altri italiani Magellano e Colombo incarneranno il Navigatore alla scoperta del nuovo mondo, per allargare il campo delle cognizioni e delle umane esperienze. Di fatto un Indiana Jones che mal si adattava alla città di Firenze che presto lascerà non senza rimpianti, proprio come Lui stesso pensieroso e rammaricato scrive su questi ultimi anni fiorentini malevoli ed astiosi : Quando l’uomo vi ha imparato tanto che basti volendo far altro che vivere come gli animali giorno per giorno ,desiderando farsi ricco, bisogna partirsi di quivi e vendere fuora la bontà delle opere sue…perché Firenze fa degli artefici suoi quel che il tempo delle sue cose, che fatte le disfà, e se le consuma a poco a poco…- Allora bisogna evadere da questa città. E così colse al volo l’occasione per Milano.
Ma prima di questa salita al Nord e aver fatto i bagagli per la corte degli Sforza con un manipolo di suoi compagni e factotum ,c’è posto per la leggenda dell’Oriente , la magia delle terre della Mezzaluna Turca ,la Porta Sublime , e un progetto per un Ponte sul Bosforo ed altre incursioni mirabilmente descritte lungo le regioni siro-caucasiche- ed Armenia. Una pagina della vita di Leonardo così straordinaria da essere coperta dal velo dell’inverosimile ,quasi a evitare di aggiungere altro fascino e suggestione alle tante cose da Lui descritte da relegarle nella dimensione di Morfeo, come un sogno ricchissimo di particolari che porta a galla persino il mistero dell’Arca di Noè e la grande descrizione del Diluvio. Ma per non fare torto alle carte di Leonardo ed a quelle del Fanti la storia ,questa storia considerata immaginaria da alcuni ,vera per altri , che vede Leonardo salpare verso l’Oriente, via nave e quindi far tesoro di molte nozioni marinare e navigli da lui disegnati e sia l’apprendere usi e costumi arabi e le geografie da Cipro sino all’Arminia, quella Armenia, terra dell’arca sepolta in cima al monte. Nulla di improprio ed impossibile, dato che la Firenze dei Medici aveva buoni rapporti e porto franco dovuto ai suoi rapporti bancari e commerciali, che giungevano molto lontano bene a ragione al cuore di Costantinopoli. Un viaggio di un infedele nelle terre di Maometto ? L’impossibile diventa possibile quando i resoconti di tale avventura sono costellati da particolari che alcuni dicono colti dai narratori ritornati dall’Oriente ma che puntigliosamente Leonardo racconta secondo un suo tra i tanti progetti (obbietti) obiettivi incominciati e mai realizzati come il Ponte per Costantinopoli…Istanbul . Ma questa è la storia obnubilata del genio giovanissimo che aggiunge un’area di mistero e di enigma nelle vesti di chi esplorava il mondo di allora senza limiti e fame di nozioni provenienti da ogni luogo del mondo, soprattutto dal misterioso Oriente che aveva visto la fine di Costantinopoli e la fuga di grandi menti e studiosi sopravvissuti alla catastrofe (cardinale Bessarione) giunti così a Roma con tanto di bagaglio appresso perché giunsero i testi molto antichi di tutte le altre vicissitudini e travolgimenti sociali per salvarsi da tale Diluvio Maomettanico che i libri, scritti e copie degli Ermetici e libri arabi e greci che in Italia a tempo così trovarono l’entourage fecondo di novelle accademie o scuole (didascalion) amanti di Sophia o della Sapienza innestarono nuova linfa , da FAR RISORGERE LA FENICE , dalle ceneri di un crollo epocale ecco l’incredibile eredità passare in Italia(Roma – Venezia -Firenze) e inaugurare la Risurrezione della SOPHIA o Scientia antica(Scuola di Atene) con i nuovi pensatori, letterati ,artisti, matematici, astronomi, astrologici seguaci d’Urania celeste nel fertile Bel Paese ,culla del nuovo Rinascimento.